Di canto popolare di lavoro e di lotta non si è mai sentito parlare tanto nei media come oggi: il miracolo è avvenuto perché ieri 8 maggio 2024 ci ha lasciato Giovanna Marini, una delle ultime ricercatrici sul campo del canto di tradizione orale, e all’improvviso tutti si sono accorti del suo valore.

Io ho avuto la fortuna di partecipare ai suoi laboratori di canto politico, prima, e dei modi del canto contadino e popolare, poi. Venti e più anni insieme, alla Scuola popolare di Musica di Testaccio di Roma da lei fondata, ogni martedì con tante care persone.

Da sempre appassionata di dialetti e di canti in vernacolo, anche per le mie origini lucane, quando ho potuto avvicinarmi a lei, grazie a due amici che frequentavano i suoi laboratori, Tonino Pellegrino e Vincenzo Zappa, mi sono presentata e l’ho quasi implorata di essere presa a iscrizioni chiuse.

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È iniziato questo viaggio bellissimo con lei nel canto popolare, tramandato da cantori veri, ruspanti, da lei incontrati nei suoi molteplici viaggi in giro per l’Italia. Giovanna diceva che cercava la musica e poi trovava persone… come il suo primo gancio con la musica popolare, Pasolini. Ogni volta che raccontava il suo incontro col grande poeta aggiungeva particolari nuovi; lo incontrò a casa di intellettuali, dove lei, fresca di conservatorio, suonava musica classica per guadagnare qualche lira, e lui la prendeva in giro per vedere se conoscesse canzoni di popolo, come quelle che lui cantava in friulano; da lì la scoperta del canto popolare e la nascita di un’amicizia profonda terminata solo con la morte drammatica di Pasolini.

Ogni Pasqua con lei partivamo per le destinazioni più varie, alla ricerca dei riti della settimana santa dove ancora si cantavano canti originali, non trascritti. Abbiamo partecipato a più processioni con lei che in tutta la nostra vita, in silenzioso ascolto dei canti in cui il sacro e il profano si mescolavano in rime struggenti o, a volte, improbabili. Canti e riti non sempre ben tollerati dalla gerarchia per cui alcune processioni si svolgevano alle 6 del mattino o in ore notturne.

Ricordo un canto di Ferrandina (PZ) in cui la Madonna alla ricerca del figlio Gesù si rammaricava con Giuda, perché avrebbe potuto chiedere a lei i 30 denari; lei se li sarebbe potuti far prestare da Maddalena o avrebbe potuto vendere il suo velo di seta e oro….

Non solo i Santus, i Kyrie, i Miserere…, Giovanna ci ha insegnato i canti delle mondine, degli emigranti, dei lavoratori, dei partigiani, sempre vigile e attenta alle lotte degli ultimi, dei diseredati.

Una chicca che voglio ricordare, grazie alle foto che ha postato Mario Boccia su Facebook, è stato il concerto che abbiamo fatto con le “Voci e mani bianche” all’Olimpico nel 2012. Le mani bianche erano quelle dei bimbi con problemi di udito o parola che esprimevano il loro canto con noi con la danza delle loro mani bianche. Solo lei riusciva a costruire queste connessioni, emozionanti ogni volta.

Ecco Giovanna era tutto questo e altro ancora, musica, talento, ascolto, solidarietà.

Grazie Giovanna. E per sempre…Bella ciao.