La Sicilia, si sa, è Regione a statuto speciale, statuto che ha forza e valore di legge costituzionale, e assegna alla Regione la competenza in materia di ispettorato del lavoro e, quindi, un Ispettorato regionale proprio. Peccato che sia praticamente vuoto, al momento l’organico è composto da 49 addetti. Sì, 49 per tutta l’isola, erano 6 in più ma sono andati in pensione a fine 2023 e non sono stati sostituiti. La domanda che sorge spontanea è se quel che capita nell’isola si riprodurrà nelle altre regioni, se mai verrà approvata l’autonomia differenziata.

Il protocollo di intesa

Era il 4 agosto del 2022: grazie alla tenacia dell’allora direttore dell’Istituto Nazionale del Lavoro Bruno Giordano, finalmente venne sottoscritto il Protocollo di intesa per il coordinamento dell’attività di vigilanza tra l’Inl e la Regione Sicilia. E così procedure informatiche, normative, obiettivi e formazione del personale si sarebbero dovuti uniformare, il secondo comma dell’articolo 3 prevede addirittura che: “Il personale ispettivo della Regione Sicilia partecipa agli interventi e/o ai programmi di formazione permanente e di aggiornamento continuo promossi dall’Ispettorato nazionale del lavoro”. Peccato che da allora sia davvero successo poco.

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La chimera delle assunzioni

Esattamente un anno fa il presidente della Regione Renato Schifani si impegnò “personalmente” ad assumere ispettori, ma l’impegno personale è andato disatteso. Rispetto ad allora – lo dicevamo – non è nemmeno stato rimpiazzato chi ha lasciato il servizio per raggiunti limiti di età. Ed allora come si può pensare di monitorare le oltre 340 mila imprese della regione con 49 ispettori?

In soccorso una pattuglia da Roma

Proprio grazie al Protocollo del 2022, nello specifico all’articolo 6, è stato inviato in Sicilia un contingente di ispettori e ispettrici nazionali sperando così di dar manforte all’Ispettorato regionale in attesa delle tante sospirate e vanamente promesse assunzioni. E già perché stando ai numeri attuali se va bene ogni azienda “rischia” di ricevere una ispezione ogni 20 anni. Francesco Lucchese, segretario regionale della Cgil con delega a salute e sicurezza ha fatto due conti: “Se sommiamo i 49 ispettori regionali e i 29 arrivati da Roma e li dividiamo per le 340 imprese scopriamo che ciascuno di loro dovrebbe controllarne 12 al giorno per un totale di 4.303 l’anno. Assolutamente impossibile visto che un’ispezione per essere fatta bene ha necessità di circa una settimana di lavoro”.

Distaccati a fare poco

“Sono arrivata con il cosiddetto contingente Sicilia nel dicembre del 2023 in distacco fino alla fine dell’anno, in questi primi 4 mesi praticamente non abbiamo fatto nulla o quasi”. A parlare è uno dei 29 ispettori della pattuglia inviata dall’Inl (per ragioni comprensibili preferisce l’anonimato) dovevano esser 30 ma una ha rinunciato all’incarico. Il racconto dei primi 4 mesi di lavoro è davvero sconcertante. Per norma dovrebbero trovare collocazione negli uffici dell’Inps o dell’Inail ma in nessuna delle sedi territoriali dei due istituti è stato possibile trovare collocazione. Son finiti negli spazi destinati al nucleo dei carabinieri che si occupano di tutela del lavoro nelle sedi dell’Ispettorato del lavoro regionale, ma la postazione per tutti non c’è e quindi i “nazionali” devono turnarsi.

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Compiti e competenze

“Siamo stati mandati qui in forza dell'articolo 16 del decreto legge 48 del 2023 che prevede la possibilità per noi ispettori nazionali del ministero del Lavoro di operare in Sicilia svolgendo funzioni di polizia giudiziaria” racconta, “siamo affiancati ai carabinieri e senza di loro non possiamo uscire”. Lavorano sull’arretrato da smaltire e possono uscire a fare ispezioni un solo giorno alla settimana – il mercoledì – a turno. Lo scoramento è molto: “In sostanza noi abbiamo le mani legate perché comunque la programmazione la fanno i carabinieri sulla base di quanto disposto dalle richieste delle procure. Da quando sono qui mi sono state assegnate solo 4 pratiche”.

Spreco di energie e competenze

Sono ammucchiati in 5 in una stanzetta, con postazioni di lavoro insufficienti, ed è stata “snaturata la nostra funzione ispettiva. In realtà quel famoso Protocollo in virtù del quale siamo qui è rimasto sulla carta. Sono davvero avvilita”. Tutto questo avviene in Sicilia, terra di caporalato e lavoro nero, oltre che di mafia, e terra che vede un aumento degli incidenti sul lavoro. Nel 2023 sono stati 65 i morti sul lavoro e nei primi mesi del 2024 sono aumentati gli incidenti passando dai 6.287 nei primi tre mesi dello scorso anno ai 6.335 nello stesso periodo di quello in corso. Eppure di ispettori tecnici – quelli specializzati nella prevenzione su salute e sicurezza – nemmeno l’ombra ne tra quelli dell’Ispettorato regionale e nemmeno nel contingente nazionale.

La denuncia della Fp Cgil è netta

"Ricordiamo che ad oggi, in Sicilia – si legge in una nota della Fp Cgil Sicilia e Fp Cgil Nazionale – sono stati inviati dall’Inl solo 30 ispettori del lavoro, nessuno con le professionalità tecniche necessarie per fare verifiche in ambienti confinati come quello di Casteldaccia. Per di più gli ispettori inviati resteranno solo sino a fine anno, mentre la sicurezza sul lavoro e la tutela del lavoro non hanno scadenze temporali. È fondamentale avere un presidio stabile dei territori e sicurezza sul lavoro anche in Sicilia: occorre provvedere al più presto all'invio di altri ispettori del lavoro e di ispettori tecnici, garantendo la loro piena operatività e superando inesistenti ostacoli burocratici”.

Peraltro che la situazione nell’Isola sia drammatica è cosa ben conosciuta, è ancora la nota a ricordare: “Che l’attuale numero di ispettori del lavoro sia insufficiente fu riconosciuto indirettamente dalla stessa ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali che, a gennaio, in audizione dinanzi alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati, comunicò la presenza, nel territorio siciliano, di ottanta ispettori dell’Inl, numero che anche se raggiunto sarebbe ancora insufficiente. A tutte le istituzioni in campo, nazionali e territoriali – conclude la nota – chiediamo di dare immediata e piena attuazione al Protocollo tra Regione Siciliana e Inl nell’agosto 2022. La sicurezza dei lavoratori siciliani non può attendere oltre".

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