“La vertenza ex Alcoa rischia di diventare grottesca per l’infinita lungaggine in cui si sta protraendo”. A dirlo sono Loris Scarpa (coordinatore nazionale siderurgia Fiom Cgil) e Roberto Forresu (segretario generale Fiom Cgil Sardegna).

“Sono trascorsi 12 anni – dicono gli esponenti sindacali – senza che in Italia si produca più alluminio primario, nonostante il mercato dell’alluminio non abbia subito alcun rallentamento, e la nuova Sider Alloys, ormai entrata da sei anni, non sia riuscita a dare una parvenza di sbocco a una vertenza che era stata ‘venduta’ come conclusa e che invece è ben lontana da arrivare a una soluzione”.

L'azienda è riuscita “a ottenere importanti accordi sui costi energetici, rimanendo ben lontana dall'avvio delle produzioni, vantaggi che per altre realtà produttive del territorio sono solo un sogno. Pandemia, autorizzazioni ambientali, costi energetici elevati, le guerre in corso e per finire il blocco del Canale di Suez, sono stati gli elementi ostativi alla ripartenza, secondo l'azienda”.

Scarpa e Forresu rilevano che “l’improvvisazione e la poca propensione alla programmazione, unite alla volontà di non voler investire le somme utili, e la poca attenzione delle istituzioni a tutti i livelli, sono invece le vere cause che conducono al rischio del fallimento di una vertenza che doveva rilanciare l'alluminio primario in Italia”.

Gli esponenti Fiom evidenziano che “negli ultimi mesi si è passati da quasi 300 unità lavorative a circa un centinaio, con debiti che si accumulano e che fanno scappare fornitori, imprese e lavoratori degli appalti, e per finire l'apertura della cassa integrazione che coinvolge la metà della forza lavoro Sider Alloys-Gms”.

La categoria Cgil dice dunque “basta a questo stillicidio: il governo decida la strada da intraprendere, rispolveri l'accordo di programma e porti avanti gli impegni presi. Il governo decida quale interlocutore può avviare il rilancio e garantisca qualità di investimenti, certezza del revamping, delle produzioni e della rioccupazione, e allo stesso tempo che l'attuale proprietà non porti avanti smantellamenti, che comprometterebbero il rilancio dello smelter di alluminio primario”.

Scarpa e Forresu così concludono: “Uno dei territori più poveri d'Italia ne ha urgente bisogno e per questo chiediamo alle istituzioni regionali e nazionali un piano straordinario a garanzia del rilancio. Per tutto questo continueremo a sostenere le iniziative di lotta di lavoratrici e lavoratori che, ancora una volta, hanno visto posticipare il rilancio atteso dello stabilimento”.