Dopo la passerella dei ministri del 24 aprile, finalmente hanno potuto dire la loro le organizzazioni sindacali delle donne e degli uomini in divisa. Si sono riuniti a Palazzo Vidoni, in tre incontri separati, le rappresentanze dei corpi di Polizia a ordinamento civile (Polizia di Stato e Penitenziaria), i corpi di Polizia a ordinamento militare (arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza), le forze armate (esercito, marina e aeronautica).

Per tutti e tre i tavoli le rappresentanze di area Cgil - Funzione Pubblica Cgil, Silp, Silf e Siam - hanno ribadito che le risorse messe a bilancio dal governo non sono sufficienti a dare un salario dignitoso ai lavoratori della sicurezza e della difesa.

“Mentre l’Istat certifica che per il solo 2022 l’inflazione è stata dell’8,7 per cento, il governo ha stabilito un aumento degli stipendi dello 0,3 per cento”, dichiarano Florindo Oliverio (Fp Cgil), Pietro Colapietro (Silp), Francesco Zavattolo (Silf) e Paolo Melis (Siam), “e rispetto all’inflazione complessiva di oltre il 17 per cento nel triennio 2022/2024, il governo non stanzia più del 5,8 per cento. Con queste premesse - scrivono ancora - non ci sono le condizioni per fare il contratto. Il governo vanta una attenzione nei confronti di poliziotti e militari che non corrisponde a verità. E’ solo dall’investimento sui salari che si può capire che valore dà davvero alle donne e agli uomini in divisa. Il resto sono solo parole”.

“Vedremo nei prossimi incontri se e quante risorse saranno messe a disposizione del contratto. Se rimangono quelle che sono oggi saremo costretti a mobilitare le lavoratrici e i lavoratori”, concludono.